Colorado
United States Maximum Security Installation for the Incarceration of Superhuman Criminals
Conosciuta come “La
Volta”
Leah Mathers non era mai stata in prigione, a differenza della maggior parte dei suoi amici.
Tenuta costantemente di mira da due ufficiali donna della polizia penitenziaria, armate con fucili stordenti capaci di mandare in coma un branco di elefanti, ha camminato a piedi scalzi da quando l’hanno scortata al primo piano sotterraneo. La prima cosa che hanno sequestrato appena catturata sono stati i suoi stivali sporchi di polvere e sangue, dopo aver rilevato la presenza di vibranio.
Una volta all’ingresso l’hanno perquisita e poi le hanno tolto i vestiti, lasciandola in biancheria intima. Ora si sta togliendo anche quella, costantemente osservata dalle dottoresse e scienziate dall’altra parte del vetro antiproiettile.
Una delle guardie completa l’ispezione corporale, togliendole l’ultimo oggetto che ha su di se: l’elastico che tiene ferma la sua coda di cavallo.
I capelli scendono sulle sue spalle, e Leah sale sulla macchina che si illumina mentre un raggio di luce passa più volte sul suo corpo.
-Leah Mathers, 28 anni, alias Pathfinder – legge una delle scienziate – Mutante alterata geneticamente. Capacità extra-sensoriali di localizzazione, forza livello 35, agilità livello 50. Completato screening genetico, verifica delle contromisure. Resti dov’è.
Leah si copre l’indispensabile, costretta ad aspettare nuda in quella stanza piena di estranee che la fissano. E’ impossibile che non lo stiano facendo apposta.
-D’accordo, può rivestirsi – dice finalmente una delle donne, dopo quella che a Leah era parsa un’eternità.
Indossa una normale divisa carceraria, arancione brillante. Un paio di stivali alti fin sopra il ginocchio, di uno strano metallo grigio: anche con la sua forza, Leah riesce a malapena a muovere le gambe.
Infine una delle guardie le applica sulla fronte una banda metallica. Una luce blu si accende, e Leah non sente più il rumore di sottofondo che ha avvertito per quasi tutta la propria vita.
Non sente più la posizione della guardia che le sta di fronte, né di tutte le altre persone che sta vedendo, né di nessun altro. Per la prima volta da quando riesca a ricordarsi, Leah è di nuovo sola.
-Benvenuta alla Volta, Prigioniera numero 14283-V15.
Villains
LTD
#51
The
art of losing
Tre giorni dopo
Questa non è la prima volta in cui Matt Murdock visita la Volta. In passato ha difeso dei criminali accusati ingiustamente, altre volte ha difeso criminali che lui stesso aveva contribuito a far arrestare nei panni di Devil. Altre volte ancora, come oggi, è qui perché vuole difendere qualcuno di realmente colpevole.
La donna di mezz’età di origini asiatiche che lo sta accompagnando si chiama Michelle Lin, la nuova Direttrice della Volta.
-Non ho potuto fare a meno di notare che la sicurezza si è fatta molto più stretta, rispetto alla mia ultima visita – commenta Matt, i cui super-sensi sono all’opera per cercare di farsi un’idea della Direttrice.
-Dopo le ultime evasioni e lo scandalo del Cubo, avvocato Murdock, non possiamo trascurare niente. Qualsiasi mutaforma o telepate potrebbe cercare di prendere il posto di un visitatore e cercare di causare chissà quali danni. Qui dentro sono imprigionate alcune delle persone più pericolose dell’intero pianeta, del resto. Posso farle una domanda, avvocato?
-Certamente; cercherò di non auto-incriminarmi.
-Perché difendere queste persone? Non cercano nemmeno di nascondere di essere colpevoli: anzi, si vantano di quanti omicidi hanno commesso o di quanta sofferenza hanno causato.
-Per prima cosa, la mia cliente non è ancora stata riconosciuta come colpevole da una giuria. Secondo, anche se fosse giudicata colpevole, si merita una giusta punizione ed una possibilità di redenzione. Terzo, perché così tanto interesse a questo caso? Non credo che tutti gli avvocati siano scortati così dalla Direttrice.
-Perché lei è Matt Murdock: basterebbe questo per attirare l’attenzione dei giornali. Ha idea di quanto sia stato difficile catturare i membri della Villains LTD? Non le conviene scatenare un circo mediatico. Siamo arrivati.
La Direttrice indirizza Matt verso la porta, ed entrambi entrano in una stanza quasi completamente vuota. Il senso radar di Matt avverte un tavolo e due sedie, ancorate al pavimento. A giudicare dai rumori troppo deboli da essere rilevati da un udito umano, ci sono almeno tre telecamere nascoste.
-Spero che la sua attenzione alla sicurezza non le faccia dimenticare la legge, signora Direttrice. Lo sa che questa conversazione è confidenziale, vero?
-Non mi faccia la lezione morale, avvocato, e pensi al suo lavoro – risponde Michelle Lin, uscendo dalla stanza.
Anche aguzzando l’udito, Matt non riesce a capire dove si trovino le telecamere: non ha speranze di rivelarne la presenza, e ci tiene troppo a questo incontro per rischiare. Il ritmo cardiaco della Direttrice gli ha fatto però capire che lei sa fin troppo bene cosa stia succedendo. Dovrà fare luce su di lei, questo è certo.
Matt si siede, ed un’altra porta si apre. Una donna in armatura spinge la prigioniera verso la sedia, incatenandone le mani al tavolo.
-Niente scherzi, 14283-V15, l’unico modo di toglierti quelle manette è tagliar via le mani – dice la donna in armatura, la voce distorta dal casco.
-Ci lasci soli, per favore – risponde Matt.
Quando la guardia è uscita, Matt si concentra su Leah Mathers: il suo battito cardiaco è accelerato quando l’ha visto.
-Lei chi è? – gli chiede, impaurita. Poi si guarda alle spalle, da una parte e dall’altra, cercando di ispezionare l’intera stanza.
-Sono il tuo avvocato, Leah. Abbiamo parlato al telefono, ricordi?
-E come faccio ad esserne sicura? Potresti essere chiunque – risponde lei, voltandosi ancora per guardarsi alle spalle.
-C’è qualcosa che non va, Leah? Sento che ti stai muovendo parecchio.
-Lei è cieco, vero?
-Indosso occhiali da sole all’interno di un carcere; dovrebbe essere abbastanza ovvio.
-Diciamo che ho delle esperienze particolari con gente strana in occhiali da sole. Ha mai la sensazione di essere osservato? Come se ci fosse qualcuno alle sue spalle che non può sentire, ma che potrebbe attaccarla da un secondo all’altro?
-Non proprio, no. Devo intuire che il tuo potere mutante è stato neutralizzato.
-E’ questa cosa che ho in testa...non riesco più a sentire nessuno. Io vedo che lei è davanti a me, sento le sue parole...ma non ricevo niente, solo il vuoto: è come se lei non ci fosse nemmeno. Non posso sentire la presenza di nessuno: mi sveglio nel cuore della notte e realizzo che non so se c’è qualcuno nella stanza...essere ciechi è così?
-Essere umani è così, Leah. Il tuo non è un handicap, ti è solo stato rimosso un potere che nessun altro ha.
-Questa è discriminazione contro i mutanti. Il mio potere non è pericoloso per nessuno, crede che potrei scappare avvertendo la posizione dei cervelli attorno a me?
-Ne ho parlato con la Direttrice: c’è il sospetto che tu possa usare le tue capacità per ricevere dei messaggi dall’esterno. La trovo un’idiozia, ma non abbiamo molte speranze di attirare le simpatie della giuria puntando su questo aspetto.
Leah sembra capire la posizione di Matt, cercando di rilassarsi. I suoi occhi non smettono però di guardarsi nervosamente attorno, come nel timore che da un momento all’altro possa sbucare qualcuno per farle del male.
-Non ho molte speranze di cavarmela, vero?
-Ti sei dichiarata colpevole.
-Io sono colpevole. Non porto neanche una maschera! Ho sempre saputo che, se mi avessero preso, per me sarebbe finita. Ho accettato il rischio ed ho perso.
-Sembri piuttosto rassegnata. Leah, normalmente non lo chiedo ai miei clienti ma...come ha fatto una persona come te a finire con l’essere una criminale? Chiaramente non sei come i tuoi ex colleghi, tu hai una coscienza. Sapevi che quello che facevi era sbagliato, ma sei andata avanti lo stesso.
-Mi conosce parecchio per essere qualcuno che ho appena incontrato. O ci siamo già incontrati? Non ho ancora recuperato tutti i ricordi, dopo l’amnesia.
“Bene, così non ti ricorderai di aver registrato le onde cerebrali di Devil durante il nostro ultimo incontro” pensa Matt, per poi rispondersi da solo “Ma cosa diavolo mi prende? Ci sono cose più importanti della tua identità segreta, Matt, cerca di restare sulla palla”.
-Diciamo soltanto che il tuo caso mi sta a cuore, Leah. Non credo ti meriti di passare il resto dei tuoi giorni in una prigione di massima sicurezza.
-Ma non ho molta scelta, vero?
-Ho amici molto in alto, Leah, e penso di poterti far avere un accordo.
-Che genere di accordo?
-DeCeyt è la terza persona più ricercata dall’FBSA. Se tu potessi fornire informazioni chiave su come catturarlo ed offrissi la tua piena collaborazione con le autorità, potresti anche ottenere una sostanziale riduzione della pena ed una nuova identità. Inoltre, con il tuo potere e la tua esperienza come fuorilegge, probabilmente potrai rivelare all’FBSA la posizione di decine di super-criminali ricercati.
-E che mi dice dei miei amici, avvocato? Anche loro potrebbero rivelare molte cose su DeCeyt, probabilmente anche più di me considerato il problema dell’amnesia.
Matt è visibilmente colpito dalla risposta di Leah, in parte anche per quanto è stata spontanea. Le ha offerto la possibilità di consegnare alla giustizia l’uomo che le ha rovinato la vita e di rimediare ai suoi errori, ed il suo primo pensiero è stato per la Villains LTD.
-Leah, il tuo caso è diverso: non sei stata accusata di nessun omicidio. Ed io non rappresento nessuno di loro.
-Non accetterò nessun accordo che non includa anche Freeman, Turbine e Insomnia. E quella ragazzina che vola. Di Dran non potrebbe importarmi di meno.
-Sapevo che non sarebbe stato facile..
Edward Freeman è abituato ad entrare e uscire di prigione. Per lui, è solamente una cosa che ogni tanto succede: a volte riesci a cavartela e a volte no.
Quando era solo un normale scassinatore, la sua priorità era resistere il più a lungo possibile; cercare di scappare gli avrebbe solo portato altri guai. Ma questo era prima di diventare Switch, prima di ottenere il potere di essere in qualsiasi luogo del mondo senza pensarlo.
Rinchiuso nella sua cella, con un inibitore di teletrasporto fissato al collo, Freeman si rende conto di quanto si fosse abituato a quel potere e a quanto possa essere limitata la vita di un normale essere umano.
Quando la guardia in armatura disattiva il campo di forza, il primo pensiero di Freeman è di trovarsi altrove. Normalmente questo sarebbe sufficiente a farlo scomparire chissà dove, ma ora deve ascoltare le parole alterate elettronicamente:
-Il tuo avvocato è qui,
14283-V01.
Uscendo dalla cella, Freeman si rende conto che la guardia è più silenziosa rispetto al giorno prima. Nessuna battuta sulla presunta facilità con cui Freeman si è fatto catturare, nessuna domanda su come abbia fatto una schiappa come lui ad uccidere Graviton.
-Perché così cupo, Johnson? Si sono accorti che senza l’armatura sei un cagasotto ed hanno deciso di spedirti a casa?
-Non sono in vena,
14283-V01. Da domani mi trasferiscono alla sezione di massima sicurezza.
-Fammi immaginare: la paga fa schifo?
-E’ dove tengono i
veri mostri. Non hai idea di quale sia il tasso di mortalità di quella sezione.
La guardia non aggiunge altro fino a quando entrambi non arrivano alla stanza dove solo un metro e mezzo di vetro antilaser separa i prigionieri dai visitatori.
-Hm, sembra che l’avvocato non abbia ancora passato tutti i controlli di sicurezza.
-Già che ci siamo, Johnson...è vero che tengono Madcap insieme agli altri mostri?
-E’ in isolamento.
Solo il personale medico autorizzato può vederlo. A te che importa?
-Volevo solo darti un suggerimento, Johnson. Qualunque cosa succeda, non guardare mai Madcap negli occhi.
-Perché mai dovrei volerlo fare?
-Andiamo, voi guardie farete tanto i fighi con quelle armature ma dareste qualunque cosa per avere dei super-poteri veri.
-Non mi freghi, 14283-V01. Guardare Madcap fa diventare pazzi, non dà super-poteri.
-E’ quello che vogliono farvi credere. Come credi che sia riuscito ad uccidere Graviton?
La rivelazione lascia Johnson senza parole, Freeman entra nella stanza fiero del proprio colpo di genio.
“L’unica cosa che mi dispiace è che non potrò vedermi l’effetto dello sguardo di Madcap su questo idiota; magari Murdock mi farà uscire di qui anche prima”
All’interno, invece di incontrare il proprio avvocato, Freeman trova una donna su una sedia a rotelle.
-Hey, chi cazzo è la storpia? Io ho chiesto Murdock!
Dallo sguardo di Becky Blake, è chiaro che si è appena fatta un’idea molto chiara del proprio cliente.
-Non sarà Matt a rappresentarla, mister Freeman. E credo di aver appena capito perché...
Una settimana dopo
Poco dopo la mezzanotte, un uomo vestito di pelle nera è appoggiato da ore ad un muro. Non ha mosso un muscolo da quando è arrivato, ed indossa gli occhiali da sole nonostante l’orario.
Qualcuno potrebbe scambiarlo per il buttafuori della discoteca, anche se è di fianco all’uscita di servizio; il rumore incessante della musica rimbomba anche all’esterno, ma Shades non ci sta facendo caso.
Si volta solo quando dalla porta esce quello che sembra essere un normalissimo adolescente, la cui pelle si ricopre di scaglie verdi nel giro di pochi secondi.
-Possiamo andare? – chiede Shades.
-Veramente volevo chiederti se puoi lasciarmi il nascondiglio per la notte – risponde Slim Snake, felice di poteri riprendere anche solo brevemente il proprio vero aspetto.
-Vuoi dire l’appartamento del tizio che ho ammazzato – precisa Shades.
-Sì, quello che è; ho rimorchiato una ragazza e vorrei un po’ di privacy, se capisci cosa intendo.
-Non è neanche della tua stessa specie.
-Ma che hai da lamentarti sempre, Shades? Domani partiamo per il Colorado, facciamo uscire gli altri dalla Volta, Pathfinder trova DeCeyt e lo ammazziamo. Abbiamo un mucchio di lavoro da fare, voglio solo divertirmi un po’.
-Tutto qui?
-Se vuoi posso trovare una ragazza anche per te; con quel look da duro e tenebroso potresti anche fare colpo. In effetti, forse quello che ti serve davvero è farti una bella...
Shades si volta verso Slim Snake. Non può lanciargli un’occhiata con quegli occhiali da sole, non muove nemmeno un muscolo facciale.
-Ci vediamo domani – è la risposta istantanea del Deviante, che si sbriga a ritornare nella discoteca.
Shades resta di nuovo da solo, e scuote la testa. Nella foga della battaglia non aveva dubbi sul desiderio di uccidere DeCeyt, ma ora non può fare a meno di chiedersi: perché?
Perché ha ucciso Eclisse, dovrebbe essere la risposta. Ma a Shades non basta, anche se non capisce bene perché.
La porta si apre di nuovo, ma questa volta è una ragazza. Si accende una sigaretta, notando Shades solo con la coda dell’occhio.
-Hey – lo saluta.
Shades non risponde. Lei fuma un paio di boccate, senza notare che Shades non sta respirando, e poi si presenta:
-Mi chiamo Monique.
Shades la fissa. Non avrà più di diciotto anni, ha i capelli neri ed è vestita esclusivamente di nero. Se Eclisse fosse stata umana, forse avrebbe avuto quell’aspetto.
-Hai mai ucciso qualcuno? – chiede Shades.
-Purtroppo no. Ma devo ammettere che questo è il modo più originale che conosca per rompere il ghiaccio. Come ti chiami?
-Il mio nome era Lukas.
-“Era”?
-Prima che morissi. Mia figlia è morta tre settimane fa.
-Uhm...credo proprio che dovrei tornare dentro – risponde nervosa Monique, cercando di aprire la porta. Che però sembra essersi incastrata.
-Ho ucciso così tante persone da aver perso il conto. Ne ho viste morire quasi altrettante, e non mi è mai importato nulla. Vedere mia figlia morire tra le mie braccia non avrebbe dovuto farmi nessun effetto.
Monique cerca di indietreggiare, ma la sua stessa ombra ne ha bloccato le gambe. Lei vorrebbe urlare, ma l’ombra risale per il suo corpo fino a paralizzarla.
Il suo cuore accelera all’impazzata mentre Shades si avvicina, e chiude gli occhi quando le avvicina una mano.
Poi la musica si ferma, all’improvviso. Una mano ricoperta da un guanto di pelle accarezza la testa di Monique.
-Grazie – è l’unica parola pronunciata da Shades prima che Monique riapra gli occhi.
Non più bloccata dall’ombra, il suo primo istinto è di fiondarsi all’interno della discoteca...dove si lascia scappare un urlo di puro terrore.
Decine di ragazzi e ragazze sono crollati al suolo, privi di vita. Senza una ragione o uno scopo.
Tranne uno: questo è quello che Shades fa. Presto riuscirà ricordarsi anche il perché.
La Volta
Durante l’ora d’aria, Iris Slape resta rannicchiata in un angolo del cortile. La luce del sole le sta bruciando gli occhi, e qualcosa le sta annebbiando il cervello.
La stessa cosa che impedisce al suo corpo di produrre il surplus costante di adrenalina a cui era abituata: l’unico motivo per cui è scesa dal letto è che le guardie l’hanno trascinata fuori. Un’altra prigioniera si avvicina a lei, scuotendola per un braccio.
-Hey, tutto bene? – le chiede la donna.
-Voglio tornare dentro, per favore. La luce mi spaccando il cervello – risponde Iris con un filo di voce.
-Tranquilla, non sono una delle guardie; chiamami Joystick.
Iris si volta verso l’altra prigioniera, e Joystick ha quasi un colpo nel vederla.
-Insomnia!?
Joystick non crede a quello che vede: sapeva che Insomnia era stata catturata, ma non si aspettava di vederla in questo stato. I suoi occhi sono quasi completamente iniettati di sangue, e sembra che abbia pianto parecchio.
-Non ti ricordi di me? Ero nella Justice Incorporated.
-Per favore, non voglio combattere – si lamenta Insomnia, rannicchiandosi di nuovo e comprendoni gli occhi con un braccio.
Qualcosa si avvicina alle due donne: qualcosa di molto pesante e molto verde.
-Chi di voi due è Insomnia? – chiede la prigioniera alta più di due metri, con un enorme collare metallico attorno al collo.
-Adesso non è il momento, Abominatrix, non vedi che sta male?
-Non ho niente contro di te, puttanella. Voglio parlare con Insomnia – risponde Abominatrix, spingendo Joystick da parte con un mignolo con abbastanza forza da scaraventarla dall’altra parte del cortile.
Le guardie osservano tutto questo, ma non intervengono nemmeno quando Abominatrix solleva Iris da terra con una mano sola.
-Non sembri tosta quanto
dicono. Chissà se la taglia messa in giro dal tuo vecchio boss vale ancora
qualcosa?
Se questa fosse ancora Insomnia, avrebbe già sputato in faccia ad Abominatrix e si sarebbe liberata dalla sua stretta. Sarebbe stata così carica di adrenalina da non considerare nemmeno per un istante le possibili conseguenze, ed avrebbe agito puramente in base all’istinto.
Ma Iris non è più Insomnia, non più. Il suo corpo non reagisce come ha fatto per anni, ed invece di essere piena di energia è paralizzata dalla paura.
-Andiamo, almeno fai
qualcosa. Se ti avessi attaccata nella doccia almeno adesso mi starei
divertendo...
Il pesante collare emette una scarica elettrica, così potente da costringere Abominatrix ad inginocchiarsi. Iris cade a terra, ringraziando il cielo di non essersi fatta niente ed aggrappandosi alla gamba di una guardia in armatura per potersi rialzare.
-Grazie, per un attimo ho pensato che...
Iris non riesce a finire la frase: l’armatura emette una scarica elettrica di gran lunga meno potente di quella che ha steso Abominatrix, ma estremamente dolorosa.
-Okay ragazze,
conoscete le nuove regole. Tutte e due nella sezione di massima sicurezza
finché imparerete a fare le brave.
-Un secondo. Insomnia non ha fatto niente, non si è nemmeno difesa! – interviene Joystick. Un vociare incomprensibile da parte delle altre prigioniere sottolinea che la piccola folla le sta dando ragione.
La guardia in armatura risponde lanciando una scarica di raggi repulsori a pochi centimetri da Joystick. Le altre guardie puntano le proprie armi sul resto delle prigioniere.
-Qualche problema,
14283-V02? Abbiamo un bel po’ di spazio per tutte, alla sezione di massima
sicurezza.
Dall’altra parte del cortile, Leah si è accorta di cosa sta succedendo solo grazie al frastuono; non aveva neanche considerato la possibilità che Insomnia fosse presente.
Ora però vede la sua ex collega trascinata contro la propria volontà da guardie in armatura. Ci deve pur essere qualcosa che possa fare per aiutarla.
Tenta di correre verso di lei, ma con i blocchi che le appesantiscono le gambe è come muoversi nel cemento solido. Ed anche se le altre prigioniere non sembrano entusiaste di ciò che sta succedendo, si limitano a lanciare insulti contro le guardie invece di agire.
-Che vi prende, sono solo tre guardie e noi siamo più di trenta! Non possono sbatterci tutti nella sezione di massima sicurezza!
L’incitazione di Leah non ha molta presa sulle prigioniere. In compenso, le guardie puntano i propri raggi repulsori su di lei e sono pronti a fare fuoco.
-Dammi una scusa, 14283-V15, così ci portiamo avanti con il lavoro. Tanto sei tu la prossima della lista – si lascia scappare una guardia.
-Quale lista? Cosa volete fare ad Insomnia?
-Fai un altro passo, coraggio. Prova a darmi un calcio. Credi che gliene fregherebbe qualcosa a qualcuno, se buttassimo via la chiave?
Leah stringe i denti, pronta a reagire alla provocazione della guardia. L’ostilità delle sue carceriere è un conto, ma questa guardia in particolare sembra avercela con lei e con Insomnia.
Prima che Leah possa intervenire, un’altra prigioniera la afferra per una spalla e la fa arretrare di un buon mezzo metro. La guardia fa fuoco con il repulsore, ma l’energia rimbalza in modo del tutto innocuo sul corpo del bersaglio.
-Credo sarebbe meglio se ci dessimo tutte una bella calmata. Non voglio che la situazione peggiori, ci siamo capite? – dice la prigioniera dalla pelle verde.
Leah la fissa attentamente: non è una pelle, è una sorta di contenitore semitrasparente a forma di donna. All’interno del contenitore si muove una nuvola verde brillante.
La guardia scruta gli occhi della prigioniera, o meglio le fessure lucenti all’altezza degli occhi, e spegne i sistemi d’arma.
-Certo, Ion, ottima idea – chiude rapidamente il discorso la guardia. Nella sua voce c’è più di un filo di terrore.
Da quanto questa strana donna è intervenuta, le altre prigioniere non hanno detto una sola parola. Sono rimaste a fissarla esterrefatte.
-Che avete da guardare? Non avete proprio nient’altro da fare? Su, lasciateci sole!
Oltre a qualche insulto sussurrato, nessuno obietta all’ordine di Ion. E solamente Leah non si allontana.
-Perché mi hai fermata? Potevo dargli una bella lezione, invece si sono portate via Insomnia.
-Anche un cieco capirebbe che le guardie vogliono fare la festa sia alla tua amica che a te, ti saresti solo fatta incastrare come lei. Quindi...non volevi scatenare una rissa, ma solo aiutare la tua amica?
-Non posso abbandonarla adesso che ha più bisogno di me. Ma comunque...grazie.
La risposta di Leah sembra shockare Ion anche più di quanto il suo intervento abbia stupefatto le guardie. Ma sul suo volto non ci sono altri lineamenti oltre alle fessure per gli occhi, quindi è difficile esserne certi.
Quello che entrambe capiscono molto presto è di aver trovato
una nuova alleata.
Una base segreta
L’Incappucciata ed un uomo in camice bianco osservano uno schermo di computer, che rappresenta una scena apparentemente innocua.
Un uomo di mezz’età seduto perfettamente composto ad un tavolo, lo sguardo apparentemente fisso nel vuoto. A vederlo, sarebbe impossibile pensare che quest’uomo sia veramente il cosiddetto Imperatore del Crimine.
-Dottore, come sta il paziente?
-Meglio di quanto dovrebbe: il suo ritmo di guarigione sembra il doppio di quello di un uomo con la metà dei suoi anni. Probabilmente a causa dell’esposizione alle energie della Chiave dello Zodiaco.
-Possiamo essere sicuri che il suo collegamento con la Chiave sia stato del tutto reciso?
-Per quanto mi riguarda, si tratta di un uomo completamente normale. Se posso chiederlo, Incappucciata, è davvero necessario divergere tante risorse in un progetto simile? Voglio dire, il professore è del tutto innocuo.
-Adesso può entrare, signorina Incappucciata – interviene DeCeyt, al di là del vetro antiproiettile.
-Come...può vederci? – si meraviglia l’Incappucciata.
-No, è impossibile. Deve aver tirato ad indovinare!
-Può essere stato informato da una delle guardie, forse? Avevo insistito perché la sicurezza fosse molto più rigida.
-Incappucciata, capisco che lei voglia essere cauta ma...dopo essere stato malmenato dalla Villains LTD, è un mezzo miracolo che sia ancora vivo. Si regge a malapena in piedi, è completamente disarmato, del tutto isolato dal resto del mondo, e non può nemmeno usare il bagno senza essere costantemente ripreso dalle telecamere.
-Il suo ritardo comincia ad essere scortese, signorina Incappucciata o chiunque lei sia in realtà.
Stringendo i denti e maledicendo i suoi superiori, l’Incappucciata attiva i sofisticati microcircuiti del suo mantello rosso e si teletrasporta all’interno della cella di DeCeyt.
-Come sapeva che sarei arrivata?
-E’ stato elementare discernere le ricorrenze delle sua attività. Essere abitudinaria è una qualità pericolosa per un’agente segreto, signorina. Può anche togliersi la maschera e rispondere alla mia domanda: chi è lei, in realtà?
-Sono l’Incappucciata. Crede veramente che rivelerei la mia identità ad uno come lei, DeCeyt?
-Lei non è l’Incappucciata – ribadisce DeCeyt – Il suo attuale modus operandi non è compatibile con quello della donna che l’ha preceduta. Da una serie di indizi che mi parrebbe scortese evidenziare in questo momento, è palese che lei faccia parte dei Guardiani.
-Cosa...cosa sa lei dei Guardiani, DeCeyt?
-Lei fallisce nell’identificare la giusta prospettiva, signorina. Dato che mi avete salvato la vita evitando una mia morte assai probabile per mano dei miei precedenti dipendenti, la domanda giusta sarebbe: che cosa posso fare io per voi?
Sotto la maschera, l’Incappucciata si lascia scappare un sorriso.
-Crede davvero che i Guardiani siano così stupidi da cascarci, professore? Si ritenga fortunato per non essere stato ancora torturato.
DeCeyt risponde senza guardare l’Incappucciata negli occhi, ma mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé. Il fatto che non batta le palpebre rende la cosa inquietante.
-Il punto debole di qualsiasi grande organizzazione è la sua grandezza. Più persone sono collegate anche indirettamente all’interno dell’organizzazione, più aumentano esponenzialmente le possibili falle nella sicurezza: per questo ogni sezione della Villains LTD è sempre stata completamente isolata dalle altre. Non tutti i miei distinti concorrenti hanno avuto la lungimiranza necessaria per fare altrettanto. Una lacuna che ho avuto l’accortezza di sfruttare in modo persistente.
-Di cosa diavolo sta parlando?
-Ho contatti in ogni singola organizzazione criminale e terroristica di scala globale, ed alcune su scala regionale. Oltre a uomini chiave in numerose forze dell’ordine, della finanza, delle comunicazioni, e molto altro. Certe informazioni sono troppo preziose per essere custodite su mezzi digitali, per cui ho annotato tutto in un libro. La chiave a ciò che non esito a definire la più grande rete di informatori del pianeta: può chiamarlo la Lista Oscura, se desidera.
-Non me la bevo: credevo che lei avesse una memoria fotografica. Che senso avrebbe scrivere tutto, rischiando di essere scoperto?
-L’ultima volta in cui ho aggiornato la Lista Oscura è stato poco dopo aver ottenuto la Chiave dello Zodiaco. Nella remota eventualità in cui non riuscissi ad usarla per cancellare le emozioni umane, c’era la possibilità che perdessi il controllo della Villains LTD ed avessi bisogno di offrire ai miei nemici qualcosa di sostanzioso per contrattare sul mio futuro. La Lista Oscura si trova al momento all’interno di una casella postale di Pittsburgh.
-Sarebbe questa la sua offerta? Questa Bibbia degli informatori, in cambio della sua libertà?
-Non sia insensata, Incappucciata. La Lista Oscura è scritta in un codice che solo io conosco, e molti degli informatori tratteranno solo con me. E solamente io posseggo l’esperienza e l’intelletto necessari per aggiornare la Lista Oscura. Non ho intenzione di fuggire o di ricattarvi: desidero unirmi ai Guardiani.
Federal Bureau of Superhuman Activities
Una donna in uniforme entra nell’ufficio del Direttore Jasper Sitwell, senza preoccuparsi di bussare. L’uomo dai capelli biondi a spazzola e gli occhiali seduto alla scrivania non si preoccupa troppo del suo ingresso, continuando a parlare al telefono.
-Non si preoccupi, Colonnello Fury, me ne assumerò la totale responsabilità. Sì, è appena arrivata. Non si preoccupi, Colonnello Fury, non la deluderò. Sì, certamente Colonnello Fury, non mancherò di informarla.
La donna resta in attesa come se fosse sull’attenti, incrociando poi le mani dietro la schiena, senza però cercare in alcun modo di nascondere il proprio disappunto.
-Si sieda pure, agente Hill. Abbiamo molto di cui discutere.
-Con il suo permesso preferirei restare in piedi, signore. Non credo che la conversazione durerà molto – risponde sprezzante la donna.
-Il Colonnello Fury mi ha informato della sua...interessante personalità, agente Hill. Anche se non sarebbe consono per me ripetere alcuni dei termini da lui utilizzati.
-Direttore, sono una degli agenti più qualificati ad essere mai entrati nello SHIELD; posso sopravvivere a molto di peggio.
-Volevo solo farle sapere che apprezzo enormemente i suoi sacrifici, agente Hill. Dimettersi dallo SHIELD non dev’essere stata una decisione semplice. Ma so quanto sia difficile rifiutare una proposta del Colonnello.
-A dire la verità, quando mi ha proposto l’incarico l’ho mandato al diavolo – ammette Maria Hill con un mezzo sorriso.
-A quanto mi ha riferito il Colonnello, lei ha usato un’espressione molto più colorita. Però poi ha cambiato idea...
-Credo che l’FBSA sia un enorme spreco di risorse ed una semplice operazione politica e pubblicitaria. Ho accettato di dimettermi dallo SHIELD e passare all’FBSA solo perché il Direttore Fury ha insistito sulla difficoltà dell’incarico, e perché mi è stato assicurato che lei sarebbe stato il mio diretto superiore.
-Chiedo scusa? – chiede Sitwell, sorpreso dall’ultima frase.
-Nessuno è mai uscito dall’accademia con risultati migliori dei miei, signore. A parte lei.
-La devo avvertire, agente Hill, non dovrebbe prendere il suo nuovo incarico alla leggera. Non sa nemmeno di cosa si tratti, vero?
-Sono sicura di essere molto più qualificata di qualsiasi altra persona sotto il suo comando.
Jasper Sitwell aspetta qualche secondo prima di rispondere. Fury ha insistito sul fatto che Maria Hill sarebbe stata la persona più adatta per questo incarico, ma l’ha anche avvertito che lavorare con lei sarebbe stato tutt’altro che facile.
-Le assegno il comando della Villains LTD, agente Hill.
-Io non...credevo che lei avesse il senso dell’umorismo...signore – balbetta Maria, lasciando cadere per un istante l’aria di superiorità.
-Il suo volo per il Colorado parte tra quindici minuti – è la fredda risposta di Sitwell.
CONTINUA !!!